Ricorderete, qualche anno fa, il caso della RC Records, etichetta fantasma che sembrava avere un catalogo estremamente attraente ma che di fatto ripubblicava incisioni già esistenti, riattribuite a interpreti tutti accomunati da un solo particolare: nessuno di essi esisteva.

O meglio, nessuno tranne uno.

Nel caso specifico, in tutta questa folla di fantasmi un solo nome corrispondeva a un personaggio esistente, alias Simone Perugini, direttore d’orchestra fiorentino Se ricordate, tra l’altro, il dominio del sito RC Records era peraltro proprio intestato a lui, facendo presumere un suo ruolo attivo in questa vicenda.

La RC Records è sparita, ma è apparsa una nuova etichetta, VDC Classique (che questa volta non ha neanche un sito internet) che nel giro di un solo anno ha pubblicato una decina di opere liriche – e già questo sarebbe miracoloso, di questi tempi – tutte dirette dallo stesso Simone Perugini, davvero personaggio infaticabile.

Alle produzioni del Nostro si affianca qualche altro titolo intestato ad altri esecutori, evidentemente inserito per fare da falso bersaglio: Perugini è l’artista di punta, il centro focale della VDC, con un tasso di presenzialismo che non si vedeva dai tempi di Karajan.

Attualmente, abbiamo una quindicina di titoli pubblicati da Perugini, tutti regolarmente acquistabili su amazon.com (sia in digitale che in CD on demand) oppure ascoltabili su Spotify.

In tutte queste pubblicazioni, Perugini dirige la Fete Galante Baroque Orchestre. Anch’essa non ha un sito, ma ha una pagina facebook  dove le incisioni del nostro sono in bella mostra. Guardando un po’ meglio, si nota anche che l’unica immagine dell’orchestra è in realtà una foto dell’americana Philharmonia Baroque Orchestra.

Sulla stessa pagine facebook campeggia la locandina di un concerto di questa stessa compagine, diretta per l’occasione da un certo Bastien Roux. Facendo una rapida verifica, si trovano in rete un fotografo e un oculista con questo nome, ma di nessuno dei due c’è traccia di qualsiasi attività musicale: ovviamente di un direttore con questo nome non c’è traccia. Il concerto si è svolto in un luogo e in un’occasione in cui, stando al sito ufficiale, si è tenuta una differente manifestazione. Quindi, un’altra bufala che fa capire come questa orchestra sia un altro fantasma, come la precedente orchestra inglese.

La situazione la potete immaginare: Perugini ha nuovamente intestato a suo nome una nutrita discografia (che, presumo, userà come proprio personale CV per far colpo su qualcuno: spero sinceramente che non venga utilizzata come prova di attività artistica per accedere a un qualsivoglia incarico per titoli), ma tuttavia non ha inciso nessuno dei dischi editi. In tutti i casi, infatti le pubblicazioni su Amazon o Spotify sono altre registrazioni, edite da anni, ripubblicate a suo nome.

Non serve neanche fare una perizia: basta ascoltare le registrazioni originali (sotto troverete qualche esempio da consultare. Peraltro, tutte disponibili su youtube: almeno fosse andato a cercare qualche disco raro o qualche master inedito…) e confrontare, ad esempio, i recitativi. I più esperti tra voi riconosceranno per certo anche i timbri delle voci. E’ facile anche sovrapporre le due tracce e accorgersi che sono esattamente identiche, a parte il vizietto del Perugini che cerca, infantilmente, di nascondere le tracce accelerando o rallentando leggermente le sue esecuzioni.

Tuttavia, è un nascondersi dietro un dito.

Sottolineo che Perugini continua a pescare incisioni a casaccio, ed evidentemente continua a credere che l’ascoltatore sia scemo, perché non pensa che ci si possa stupire se la sua “Fete Galante Baroque Orchestra” suoni – a distanza di pochi mesi – come l’orchestra Scarlatti di Napoli degli anni 50 e simultaneamente come il Concerto Köln degli anni 2000. Dato che, inoltre, ci rivolgiamo a un pubblico che potenzialmente è anche esperto, dovrebbe spiegare come mai lo stesso cantante in tre produzioni diverse abbia tre voci diverse (va bene la flessibilità del timbro, ma qui dovremmo parlare proprio di trapianto di corde vocali).

Ovviamente ogni nuova uscita è circondata di interviste finte da parte di giornalisti inesistenti/irreperibili (vedere ad esempio qui, oppure qui, oppure qui, dove riesce addirittura a far rispondere una cantante inesistente), comunicati stampa mai inviati, articoli di giornale o recensioni scritti da illustri professionisti che in tutta la vita hanno scritto solo il pezzo in esame.

Segnaliamo una variazione rispetto al passato: la strategia del Perugini, come ricorderete, aveva come cifra stilistica (oltre alla copertina finto-naxos) il ritocco delle registrazioni tramite una leggera accelerazione, sperando in questo modo, di “bypassare” i confronti per sovrapposizione (come quelli effettuati da Shazam).

Il risultato spesso era di per sé rivelatore, a causa di risultati degni di film di Ridolini: tuttavia, restava rivelatore il fatto che le caratteristiche specifiche di ogni esecuzione – ad esempio, la realizzazione del basso continuo nei recitativi – erano esattamente replicate. Nonostante queste sue “furbe” precauzioni, era stato semplice inchiodarlo e reperire quasi tutte le registrazioni originali.

A questo giro la strategia è mutata, perché molte delle opere pubblicate da Perugini non risulterebbero avere un precedente registrato.

Ammetto che mi ha messo in difficoltà per quasi dieci minuti, poi ho trovato il bandolo della matassa.

Ed era semplice: spesso le opere venivano riallestite e, in quest’occasione, veniva modificato il titolo. E’ quindi sufficiente pubblicare un disco con un titolo alternativo, et voilà!, l’opera in prima registrazione è servita.

Quindi, ovviamente, serve munirsi di un buon volume di storia della musica (ma, a dir la verità, anche wikipedia è sufficiente) e lo schema si risolve facilmente. Anche perché il libretto rimane praticamente lo stesso (o meglio, se anche fosse cambiato, Perugini non avrebbe potuto aggiungervi eventuali numeri mancanti).

Ma abbiamo parlato fin troppo: è giunto il momento di ascoltare qualche esecuzione “del Perugini”.

Ecco un celebre esempio tratto dalle Nozze di Figaro

che assomiglia in modo fin troppo sospetto alla versione diretta da Renè Jacobs

Oppure ad esempio “Le due fidanzate” (notare la copertina che fa il verso alla Vivaldi Edition della Naive)

che è sospettosamente simile a una nota esecuzione di un’aria delle “Donne rivali” (titolo alternativo con cui l’opera fu rappresentata già all’epoca di Cimarosa)

Volete divertirvi un po’ anche voi? Eccovi di sotto un po’ di registrazioni e la registrazione originale: se desiderate andare a confrontare gli originali, potrete divertirvi un po’

Titolo VDC Classique Titolo originale
“Le due fidanzate” “Le due donne rivali”
Praticò, Lazzaretti, Ruffini , Giannino , aliento,Orchestra di Padova e del Veneto, Alberto Zedda
“Il barone burlato” “Il pittore parigino”
Szûcs, Kincses, Garino, Klietmann, Gregor
Salieri Chamber Orchestra, Tamás Pál
“I matrimoni in ballo” “La baronessa stramba”
Rizzieri, Montarsolo, Monreale, Sinimberghi, Giancola, TuccariOrchestra Scarlatti di Napoli, Caracciolo
“il mercato di Malmantile” “La vanità delusa”
Orchestra Sinfonica di Milano della RaiDirettore, Ferruccio Scaglia
“Gli orazi e i curiazi” “Gli orazi e i curiazi”
Dessì, Angeloni. Bolognesi, Chu-Pozzi, FallisiOrchestra Sinfonica di Sanremo Coro del Teatro dell’Opera Giocosa, Massimo De Bernart
“Li sposi per accidente” “Li sposi per accidente”
Direttore Bruno Martinotti
“L’impresario in angustie” “L’impresario in angustie”
Romero, Zanardi, Zarrelli, Quagliata, Codeluppi, Tosti, Macedonio
direttore Fabio Maestri
“Cleopatra” “La Cleopatra”
Yudina, Kiknadze, Vorapayev,MirtovaMariinsky Orchestra, Mikhail Agrest

 

Tuttavia, nonostante l’attività di Perugini si rivolga primieramente a Cimarosa, non mancano sue incisioni di altre composizioni. Eccone un breve riassunto

Antonio Salieri “Falstaff” Antonio Salieri “FALSTAFF”
Jozsef Gregor,  Maria Zempleni, Denes Gulyas,Istvan Gati, Eva Panczel, Tamas Csurja, Eva Vamossy, Salieri Chamber Chorus and Orchestra
Tamas Pal, dir.
Wolfgang Amadeus Mozart “Le nozze di Figaro” Angelika Kirchschlager, Patrizia Ciofi, Simon Keenlyside, Véronique Gens
Concerto Köln, Renè Jacobs

 

Sottolineiamo che questi non sono tutti i dischi di Perugini, ma dopo un po’ questa caccia al tesoro cominciava a diventare stucchevole, quindi se volete individuarne altri e poi segnalarceli… farete solo un favore agli incauti compratori.

Favore che potete fare anche segnalando questi furti nelle recensioni di Amazon.

E ora una serie di considerazioni finali.

Lasciamo stare tutte le foto su facebook del Perugini che si accompagna a fotomodelle (peccato che le foto siano state copia-incollate con una maestria che ricorda quando le stesse cose, negli anni ottanta, si facevano con forbici e coccoina) e che quindi ne tradiscono una ben triste vita personale. Lasciamo stare il fatto che il Perugini non collabori più con l’università di Firenze da tempo immemorabile, ma che sul suo profilo Academia continui a definirsi “fellow” di questo ateneo (e voci ben affermate ci dicono che l’ateneo non l’abbia presa bene). Lasciamo stare il fatto che giungono da ogni dove voci di “scherzi” combinati dal medesimo in passato (produzioni lasciate a metà, scuole inesistenti).

Tuttavia, sottolineo non c’è prova del fatto che ci sia Perugini dietro questa grande truffa: ma se qualcuno sta tramando alle sue spalle, c’è da dire che nei quasi due anni da che la stiamo seguendo di certo non è stato fermato, né da Perugini, né da nessun altro. E quindi il fatto che l’eventuale cospirazione, ammesso che ci sia, sia stata quantomeno tollerata dall’eventuale vittima fornisce non pochi spunti di riflessione.

Personalmente, non posso impedire la pubblicazione di queste cose. Ma spero che almeno questo serva a mettere sulla buona strada chi – in lodevole ricerca di incisioni rare – rischi di essere accalappiato con scherzi di cattivo gusto. E in un  momento in cui la produzione discografica sarebbe necessaria, ed è faticosissima, vedere gente che abusa della credulità popolare screditando mezzi come il self publishing fa, quantomeno, irritare.

Ma dato che “tutto nel mondo è burla”, lasciamoci con una copertina di un’opera letteraria del Perugini (ovviamente autopubblicata), che tra la (presumiamo) involontaria ironia del titolo e la scopiazzatura dalle benemerita serie “i grandi musicisti” della Fabbri, è una fonte di una sana risata. Se volete approfondire eccolo su google books

 

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1 comment

Questo post — e i due precedenti già ripubblicati sul nuovo sito dell’Accademia della Bufala (https://www.accademiadellabufala.it/ , cercare sotto la parola chiave “perugini”) — andrebbero trasmessi alla Procura della Repubblica di Firenze, la città dove sembra risieda quel singolare personaggio. Oltre al plagio e alla violazione di copyright si potrebbero teoricamente configurare reati quali truffa, frode in commercio, abuso di titolo e sostituzione di persona. E dove sono i grandi giornali; dove gli opinionisti sempre solleciti a cavalcare “rivelazioni” di scoperte inesistenti e scandali fabbricati a tavolino? Dove le associazioni di tutela dei consumatori? Qui c’è materiale per un’inchiesta severa che vada a fondo sui fatti denunciati. No, stimato ingegner Centemeri; “tutto nel mondo è burla” andrà bene per il finale del “Falstaff”, ma nella vita civile certi burloni andrebbero messi in condizione di non nuocere oltre, e soprattutto di restituire il maltolto.

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